UNA CANZONE NONOSTANTE LA GUERRA e pubblicata sull’Osservatore Romano.
Quanta bellezza puòcustodire una canzo-ne. Di musica legge-ra, leggerissima, sem-pre più volatile nelpassaggio dai vinilid’epoca alle playlistdigitali, ma destinata a superare il tempo e lospazio grazie a quell’energia misteriosa che ac-quistano le parole quando si sposano a una me-lodia, e forma e contenuto, senso e note si salda-no come in una lega di metallo. Quando «la mu-sica è sangue che scorre luminoso nelle vene, el’anima vibra». È il caso di tante canzoni del re-pertorio folk trasformate in capolavori dalla vo-ce roca e vibrante di Gabriella Ferri. Piccoli mi-racoli, lunghi non più di quattro, cinque minuti,nati spesso da incontri altrettanto fortuiti e mira-colosi. Ne scegliamo uno, il più famoso: l’incon -tro (e la collaborazione) tra la Ferri e Pasolini.«Una sera Gabriella conosce Pier Paolo —scrivela sorella della cantante, Teresa —. È a cena al ri-storante La Carbonara di Campo dei Fiori doveha comprato casa. Pasolini è lì con un amico re-gista. Finita la cena lei si alza e va a presentarsi.Parlano un po’, lui le fa tanti compli-menti e lei gli dice: Io canterò un pez-zo tuo. Non vedo l’ora di ascoltarlo,risponde lui».Da questo incontro nascerà Il Valzerdella Toppa, una ballata struggente incui la voce narrante è una ragazza divita di Testaccio, il rione di Roma do-ve Gabriella Ferri è nata e cresciuta.Le parole di Pasolini evocano una luminosa epi-fania di bellezza, di meraviglia ritrovata: un bic-chiere di rosso in più (“toppa”è un sinonimo disbronza) permette di vedere con occhi nuovi lecase di sempre, gli alberi, il cielo. Di riassaporarequella freschezza, quella giovinezzache durante i giorni “normali”è unlontano ricordo. Ha trent’anni, laprotagonista della canzone, ma sisente già vecchia, finita, morta den-tro. La voce di Gabriella fa esploderedi amara allegria la musica compostada Piero Umiliani, su cui danzano iversi di Pasolini. «Me so’fatta unquartino/M’ha dato a la testa/Ammazza chetoppa!/A Nina, e Roscetta, e /Modesta/Lassate-me fa’» dice alle colleghe, come lei sulla strada.«Anvedi le foje/Anvedi la luna/Anvedi le case/Echi l’ha mai viste co’st’occhi?/Me viè da cantà».In una sera così non c’è spazio per il lavoro.«Lassame perde e va da n’artra/Stasera, cocco,niente da fa’». E poi «so’vecchia, c’ho trent’an -ni/Er monno ancora e l’ho e da guardà». Ilmondo, per una sera, è nuovo, bellissimo, fre-sco, pulito. «Mamma mia, che luci/Che vedoqua attorno/Le vie de Testaccio/Me pareno co-me de giorno/De n’antra città/An vedi le por-te/An vedi li bari/An vedi la gente/An vedi lefronne che st’aria/Le fa sfarfallà». Torna da mamma, moretto, dice a un cliente, stasera «meso’presa ‘na toppa/E mo so’felice/Me possi ce-camme/Me sento tornata un fiore de verginità”

Categorie: Asterischi

Giancarla Codrignani

Giancarla Codrignani è docente e giornalista. Si è sempre interessata di analisi politica. Esperta di problemi internazionali e di conflitti, è stata per tre legislature, nel gruppo storico della Sinistra Indipendente, parlamentare della Repubblica, impegnando la sua competenza nelle scelte politiche pacifiste e – laicamente – di area cattolica. Ha partecipato al movimento femminista e ha continuato ad essere coinvolta nelle problematiche di genere nell’amministrazione di Bologna e nell’Associazione Orlando. Scrive su Noi Donne e pubblica saggi e interventi politici su giornali e riviste anche on-line.