AL VOTO DOMANI 4
Giancarla Codrignani
Non era previsto un ultimo commento prima del voto, ma Stefano Feltri ha aperto il fondo del supplemento politico di Domani con un titolo impressionante: Non c’è mai stato tanto bisogno di politica. Neppure nel dopoguerra, credo, perché dopo la fine della guerra (paure, occupazione tedesca, rastrellamenti, bombardamenti, fame, la gente seppelliva i morti e sapeva di essere massacrata, ma si sentiva ancora viva: quando andò a votare “voleva” rimettersi in piedi e quando venne l’ora del voto, dubbiosa, pessimista, nostalgica, ideologizzata, eccessiva, ma era curiosa: voleva partecipare ed “esserci”.
Noi “non ci siamo”. Ci sentiamo orfani della sinistra che – l’esempio di Gorbaciov lo dimostra – non è stata capace di perdere l’ideologia senza perdere sé stessa. Non sono bastate le feste dell’unità” – e dell’Avanti, che almeno rimane come testata sul web – a “fare politica”. Perché la politica è visione, idee, ambizione ma anche “fare”, mestiere, relazione per poter “fare unità”. Arresi davanti all’antipolitica, come se fossimo indifesi, ancora legati all’idea che il riformismo è una brutta parola, per poi negoziare al peggio e accettare da M5S la riforma peggiore e “ridurre il numero dei parlamentari a fine di risparmio per la casse dello stato” e non per risparmiare tempo per il lavoro legislativo e politico degli “eletti” (ed era meglio cambiare i compiti del Senato). Così si è continuato sulla via del discredito delle istituzioni, del Parlamento, della Costituzione, del voto. E dello smarrimento degli stessi dirigenti politici sgomenti dall’alimento involontario dato a una destra per gran parte delle persone perbene innominabile.
Ritorno sulle anomalie. Il grande bisogno di politica (una volta gli umarel stavano in piazza, oggi vanno a vedere i cantieri e nei centri sociali giocano a carte senza parlare) spinge quelli che non si rassegnano e temono l’acquiescenza delle menti dei vicini, il silenzio informativo, le restrizioni non di energia elettrica, ma di libertà. Non si segnalano esempi di politici, sindaci, sindacalisti, pacifisti.
Comunque, almeno una buona novella: alla vigilia delle elezioni il cardinale arcivescovo di Bologna pubblica un libro “Lettera alla Costituzione” per rileggerla nel commento del giurista da poco scomparso Valerio Onida, “per ricordare da dove veniamo e per scegliere da che parte andare”.
Ragazzi, era la Chiesa del Sillabo ed è andata così avanti. Coraggio, qualcuno si “deve” mettere almeno in competizione!
Vi auguro buon voto. E buon lavoro. Dopo.