LA LIBERTA’
Giancarla Codrignani

La libertà viene prima di ogni altro valore: non possiamo non sostenere la resistenza ucraina. Detto il mantra necessario per ragionare liberamente sulla realtà, bisognerà pur farsi una ragione se vediamo persone di estrema destra e di estrema sinistra a sostegno di Putin come se fosse ancora la Crimea del 1853. Nessuna delle due parti parla di libertà né propria né altrui: la ragione è solo la loro ed è solo militare, senza argomentazioni previe di confronto reciproco e ora, sui siti internet della piattaforma “meta”, si ritrovano insieme a contestare l’imperialismo Usa e a difendere l’uomo forte del Cremlino. Come i no-vax. Infatti, sempre gli stessi.
Si tratta di un approdo sorprendente solo per la sinistra, forse immemore dell’esperienza del terrorismo italiano che aveva evidenziato i rischi impliciti nella violenza rivoluzionaria di tutte le ideologie un tempo presunte liberatorie. Eppure fin dalla pagina ardente della Comune di Parigi (e lo studente che a scuola se ne innamora perché usa la nobiltà della pancia calda, non del cervello) si era capito che il popolo non resta sempre quello della Bastiglia. Nel 1917 prese il potere in Russia un nobile progetto di società liberata perché comunista, che fu subito violenta contro i gemelli rivoluzionari ma riformisti: si aprì la via all’ortodossia del potere e alla parabola esauritasi il 26 novembre 1991. L’immagine dell’uomo forte sembra ormai illuminare Lenin e Stalin come Mussolini, Hitler e Franco (il quale, mentre i primi due vinsero le elezioni, fu il golpista che abbatté un governo democratico e creò Guernica) senza conoscere la storia dell’antifascismo che da subito difese lo stato di diritto e i nobili ideali dell’internazionalismo (che a ben vedere significava già la mondializzazione). Nemmeno le democrazie europee e occidentali gradirono allora la svolta riformista di Gorbaciov e con Eltsin il potere unico rimase controllore di una società occidentalizzata dal desiderio consumista, ma restava ancora zarista. La sinistra italiana nel 1921 – mentre il Psi era forte in Parlamento – aveva scelto l’ispirazione liberatoria anticlassista del Partito Comunista d’Italia, secondando il movimentismo fascista violento e reazionario, creando un abisso tuttora perdurante nella sinistra. La presa anche violenta del potere ha nutrito illusioni rivoluzionarie nei “compagni che sbagliano”, pronti al golpe immaginario (ma fu nei fatti golpista) del tirannicidio su Aldo Moro: ma anche allora era chiaro che l’ultimo rivoluzionario armato delle nostre generazioni è stato “il Che”.
Oggi in Russia c’è Putin, che non è Hitler, non è Stalin, semmai può immaginarsi Ivan il Terribile, ma è solo un epigono, che governa dal 1999 e aspira la continuità a vita sulla Russia ancora zarista.
Ciò non toglie che chi, da pacifista, sostiene a “spada” tratta la libertà non è un utile idiota. E’ uno che sa che, meglio prima che poi, Putin dovrà sedere al tavolo delle trattative con l’Europa, la Nato e l’America. Nel paese Italia la democrazia nasce dalla lotta di liberazione che pose fine a una guerra voluta dalla piazza, a fianco dell’alleato nazista, per suggestioni nazionaliste. Ma il riscatto era stato nutrito e preparato dalla resistenza antifascista, nata nel 1921, proseguita con Giustizia e Libertà, i fratelli Rosselli, Giustizia e Libertà, il Partito d’Azione, seconda forza della Resistenza il cui capo partigiano Ferruccio Parri fu il primo Presidente del Consiglio, anche se solo dal 21 giugno al 10 dicembre 1945, in giorni ancora monarchici. Gli azionisti furono sommersi dal conflitto di potere Dc/Pci, anche se, sempre targati come “intellettuali” (che non era un complimento), in qualche modo rispuntarono quando il Pci, mutati i tempi (il Pci di Berlinguer era allora davvero degno di essere alternativa di governo) inventò la “Sinistra Indipendente”. Oggi la gente fatica a capire che Calenda, con il suo “Azione”, rivendica la continuità del filone democratico social-liberale e riformista in tempi totalmente altri che solo i politici nati dalla deriva di questo passato possono ripensareare. I
l futuro tuttavia non è nazionale, tanto meno nazionalista: è nell’Europa nata dalle aspirazioni di pace e saldamente ancorata alla libertà. Vive in ”questo” mondo e non può non stare dalla parte di chi subisce invasione e crimini secondo la logica delle vecchie guerre che fanno bum-bum, mentre alla guerra chiamata fredda oggi guarda un terzo imperialismo, cinese. Gli americani vogliono che Biden sia forte e Biden sostiene non l’Afganistan, ma l’Ucraina di Zelinsky, che si è rivelato un politico serio dopo l’elezione in una campagna nazionalista e che governa un paese che stava sotto l’ombrello russo così come l’Italia, le Polonia, la Germania e tutti “quelli della Nato” stanno sotto l’ombrello degli Usa (che nella nostra Aviano custodiscono 40 missili nucleari).
Sono reale parametro della democrazia i diritti umani e di libertà? lo chiediamo al Cile di 50 anni fa e a tutta l’America Latina, Cuba e Nicaragua comprese? Io lo chiederei ad Aung Sao Sun Kiy che, premio Nobel per la pace, che l’anno scorso ha vinto le elezioni e che, dopo il golpe militare è in carcere da mesi e non si sa quante siano le vittime in Birmania. O a Zaki che deve tornare in tribunale nell’Egitto di Al-sisi che ha bisogno del grano russo e di andare d’accordo con gli Emirati e (chi l’avrebbe mai detto?) con Israele.
Mentre estrema destra ed estrema sinistra si trovano d’accordo sui siti filo-putiniani disposti al dollaro, agli Usa, all’occidente “corrotto dai gay e dagli abortisti”, la democrazia sta nel caos. Non sarà il caso di imparare da africani come Nelson Mandela e Desmond Tutu che ha guidato i neri a deporre l’odio per i bianchi aguzzini dell’apartheid e ha costruito un paese unito? Noi dovremo essere capaci di costruire un’Europa antinazionalista, unita per resistere ai poteri forti di giganti che la minacciano perfino con le armi, per comprimerne la crescita potenziale. Per questo la libertà sta ancora nel voto dei cittadini. Liberi se pensano con la loro testa (possibilmente meglio informata dalla mediocrità dei tweet).
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Fin qui avevo scritto di getto due mesi fa. Ero inquieta e arrabbiata. Oggi siamo alla fine di maggio e sono preoccupata: Biden ha impegntoa 30 miliardi per l’Ucraina e inviato in continuazione nuove armi. L’esercito ucraino mette in difficoltà i russi perché dal 2014 ha ricevuto armi e istruttori ed è un ottimo esercito. Significa che può durare anni e nessuno rende pubblico il conto delle migliaia (decine di migliaia) dei soldati uccisi. E intanto si lavore per la Cina che espande potere lungo la via della seta, di per sé nonviolenta, e si mangerà la Russia accogliendola nel “suo” fronte orientale. Torno a dire: solo l’Europa laica, democratica e federata ha un futuro di salvezza.


Giancarla Codrignani

Giancarla Codrignani è docente e giornalista. Si è sempre interessata di analisi politica. Esperta di problemi internazionali e di conflitti, è stata per tre legislature, nel gruppo storico della Sinistra Indipendente, parlamentare della Repubblica, impegnando la sua competenza nelle scelte politiche pacifiste e – laicamente – di area cattolica. Ha partecipato al movimento femminista e ha continuato ad essere coinvolta nelle problematiche di genere nell’amministrazione di Bologna e nell’Associazione Orlando. Scrive su Noi Donne e pubblica saggi e interventi politici su giornali e riviste anche on-line.